Stamane una sottile tristezza si è frammista in me con l’alba che quasi imbronciata sembrava chiedersi, anche lei in dialetto: ” “Ma addò sta chiù la casette azzurre di Mimì a Borgomarine?“. E i grandi palazzi attorno, sembrava rispondessero in coro: “Ma a nu, nin ce ni pò fregà di mene! Aquà contene sole li quatrine. Ma guarda a stu vicchie cummisarie romantiche“.  Sarà, ma era bello vedere la casetta di Mimì, la sua parete celeste con le conchiglie, le stelle marine, la mattonella di Sant’Antonio. Un pezzetto di storia e di coscienza! Peccato che io me ne sia accorto tardi! Ero passato due giorni prima, c’erano alcune persone che facevano foto. Una, forse una giornalista, quasi piangeva. Tutti cercavano di confortare un signore, Mimì Zizzi, che, cappellone in testa, gli occhi pieni di lacrime, raccontava, sommesso, che era nato tra quelle mura. Che i nonni, insieme ai suoi genitori, avevano ricostruito la vecchia Pescara di Borgomarino, dalla malaria, dal terremoto, dalle piene, dai bombardamenti..Mi veniva di abbracciarlo..mentre mi affioravano in mente sprazzi della mia infanzia. Commosso gli ho sussurrato: ” Qui mia mamma è stata maestra della scuola elementare, la chiamavano la maestrina di Borgomarino!”.
Mimì ha guardato la foto che affannosamente avevo cercato sul sito:” Mi pare na facce cunusciute, ma ji ere bardasce, nin me s’ arcorde.. ma lu signore vicine, in divise, mi pare ca sci’”. Con un singulto gli ho risposto: ” E’ papa’, lu maresciallone chi cummanneve la caserme di li Carabbiniri in Via Nicola Fabrizi..“. Mi ha sorriso triste, guardando i miei capelli bianchi: ” “Mi sembreve, ma ji nin so fatte maj lu male”.   “Si può fare qualcosa?-ho chiesto-Chiedere a chi potrebbe, di salvare almeno la parete celeste, spostandola cosi com’è, addossandola magari sul muro del lungofiume?”. H
a risposto alzando le braccia al cielo:”Dumani vè la ruspe!“.  Ci siamo abbracciati, col cuore. Mi sono allontanato. ” In fondo l’impresa italiana-pensavo- ha spostato ad Hassuan un’antica città, per costruire una diga. Certo, qui non è un’opera d’arte, ma un pezzetto di memoria, intrisa di sudore e rughe di un tempo che fu. So sole quattre matune, ma li si pò sintì piagne.  Ma lu prugresse è lu prugresse“. E mi tornava alla mente la frase di Gandhi “Volete essere internazionali? Cominciate rispettando il vostro paese!”. Ero triste, come il sorriso di Mimì, mentre sentivo mia mamma stringermi la mano. Non vedrò più la parete azzurra di Borgomarino, nè i palazzoni che sorgeranno. Con la consulenza dialettale di Mara Seccia, n’amica vera, mia e di PescaraVostro Ennio 

 


Ora leggo il Centro.

https://www.ilcentro.it/pescara/demolita-l-ultima-casa-dei-pescatori-borgo-marino-perde-il-suo-simbolo-1.2513154