Cari amici, e anche non, buongiorno con questa confessione: “ Je so’ pazzo”. Egoisticamente, masochisticamente, presuntuosamente, pazzo! No, tranquilli, non pericolosamente, ma solitariamente. Lo dice la mia moglie che mi ha lasciato, per volermi più bene. Lo dicono i miei fratelli, bonariamente. Meno i miei capi, specie Gianni, che coi loro “bravo” mi hanno sempre inchiappettato. Lo ha detto tre giorni fa  , sornionamente, mio padre al cimitero dov’ero andato portando un fiore, per chiedergli consiglio su questa psicotica realtà “coronavirus”. Mia madre, accanto a lui, come sempre mi difendeva: “ no, è solo un idealista”. “ E non è lo stesso? L’insuccesso gli dà alla testa!”, l’ultima sapiente parola di papà, citando il mio omonimo compaesano Flaiano!
Sì, “Je so pazzo”, come canta Pino Daniele. Come gridò quel boss, anni fa a Genova che, puntandomi l’arma, poteva uccidermi e invece si sparò abbracciandomi. Gli avevo salvato il figlio dall’eroina. Come affermò grato e beffardo Marco Pannella, quando arrestandolo gli dissi che faceva bene a battersi, perché i ragazzi non finissero in carcere, poi violentati, o in manicomio, per uno spinello: “ “Cummissà, tu sì matte com’ a me! Nu seme du’ coccia tosta abruzzese!”.
 Forse, ma un pazzo a cui lassù qualcuno vuole bene, come assicurava la signora Misley, una sorta di fatina turchina, che una sera volle incontrami, distrutto dentro, a casa di un amico dell’Interpol. “Commissario Di Francesco, continui, nonostante tutto! Anime belle la proteggono!”. e roteando gli occhi in trance, vedeva Emilio Alessandrini e Giuseppe Pandiscia accanto a me. Erano stati uccisi da poco, il primo da terroristi a Milano, l’altro da un incurabile virus a Parigi. E lo confermava Rossella, la dolce giovane figlia di Nicola Guglielmino, che confidava, sorridendo: “ Papà, quel tuo collega Ennio, gira con una squadra di spiriti che lo proteggono!”. E’ voluta tornare in cielo, e ora è con loro. Sì, come canta Pino Daniele, “Je so pazzo” perché credo che l’umanità è buona e può cambiare. Perché credo che “dal letame può nascere un fiore”, come canta De Andrè. E come in aramaico silenzioso ed eterno urla il Cristo coronato nel disegno di Nazareno, anche lui da un anno con la mia scorta.  Certo dovevano essere insieme quando stanotte mi hanno buttato giù dal letto per sussurrarmi le frasi che Giovanni Fato ( nomen omen) tecnico straordinario, mi ha aiutato a montare le immagini dategli. L’ho conosciuto nell’incontro organizzato, appena in tempo, a Pescara per parlare del “male oscuro” che uccide tanti “tutori dell’ordine”. Rita Paola, la mamma del Carabiniere Alessandro De Luca che a gennaio ha voluto lasciarci a Pescara, ha letto il messaggio del padre camaldolese Innocenzo Gargano, in confidenza con papa Francesco.
Appena stamane ho visto il filmato, ho chiamato Giovanni per gridargli con voce di pianto e di gioia: “Grazie, è un regalo per tutti!”.
Ora, amici e no, vedete, ascoltate, condividete, che diventi un “messaggio antivirale”. Vinciamo insieme questo “maledetto virus coronato”, inviatoci forse per tornare più umani. Buona vita!  Vostro Ennio.
 
https://youtu.be/VPFR-BRiEog