I mass media oggi mostreranno tante sue immagini, gli stretti carruggi, il mare e il porto la Lanterna che vigila, aiuta e indica la via, i grattacieli, le vedute di Castelletto, i forti di Righi sui monti. Le più alte cariche dello Stato, Presidente della Repubblica, Capo del Governo con accanto i Vice, Governatore, Sindaco, Prelati, parleranno contriti e roboanti, mentre forse in pectore litigano sulle sorti della nostra splendida e tormentata Italia.
Avranno quel pizzico di umiltà, oltre le riserve politiche e tattiche, per pensare “al bene comune del Paese”? Per ascoltare “dentro di sè” i mugugni della saggia “Zena” nel suo linguaggio di storia, gloria, nobiltà, sofferenze, umiliazioni ( occupazione nazista, bombardamenti alleati, violenze al suo corpo dalla sopraelevata al Bisagno interrato, disastri delle alluvioni, le devastazioni del G8, il mortifero crollo i del ponte Morandi…). Ma “araba fenice”, Zena rinasce più forte. E oggi mugugnerà verso chi l’ha dissacrata sinora, pensando che Lei sia una cosa, non una “creatura” che vive e soffre.
Oggi il mio cuore è lì, nella città a cui mi lega un filo magico. Dove dopo il liceo a Pescara, nel ’57, vi emigrai vivendo alla Casa dello Studente ( durante la guerra mondiale ) sede delle SS. Mi laureai in legge ( tra i docenti Paolo Rossi, Lucifredi, Uckmar..). Vi tornai come ufficiale dei Carabinieri a Forte San Giuliano, e poi come commissario della “Narcotici” e della Omicidi alla Squadra Mobile. Imparai a sentire l’umore delle piazze, i mugugni della gente, laboriosa, paziente, saggia. Con don Gallo e Bianca Costa ascoltai le ansie dei ragazzi che si perdevano nell’eroina. Imparai a fronteggiare coi miei “maestri” appuntati e sottufficiali, al di là d uniformi ( Maritano, Porfido, Fiorenza…) gli spavaldi insediamenti criminali di mafia, n’drangheta e marsigliesi. A studiare il nascente terrorismo, nero e rosso, e le equivoche connivenze ( si velano agli occhi rivedendo il capitano Emanuele Tuttobene, il commissario Antonio Esposito, i magistrati Francesco Coco, Emilio Alessandrini; l’operaio Guido Rossa che mi regalò un crocefisso di bulloni e speranze..).
Come “carbonari” gettammo i semi della “democrazia in polizia”. Sorrido al ricordo che talora la notte, tra un intervento e l’altro, passavamo da quel locale della Foce ove c’era il cabarettista divenuto famoso, il “Bebbe”. E che nostalgia il ritratto fattomi di nascosto dal grande pittore Caminati che avrebbe affrescato il Teatro Carlo Felice. Grazie Aurelio, lassù dove sei!
Oggi, amata “Zena” tocca il cuore dei politici che parleranno, riparleranno, prometteranno! Elimina con la forza della tua anima e il mugugno dei tuoi operai, camalli, poeti e navigatori, ogni lacrima di coccodrillo e ogni ipocrisia.
Belan “Zena”, ti voglio bene. Il tuo commissario Di Francesco.
Sotto qualche foto ed un link artigianale della nostra “resistenza” del 1975: mi commuove il disegno fattomi tempo fa dal poliziotto-artista Nazareno Giusti, ora nella luce.
Grazie vostro Ennio