“Amicizia”. Nata a Pescara sui banchi della scuola media Tinozzi e del ginnasio-liceo Gabriele D’annunzio, cresciuta nelle rispettive Università, di Napoli e Genova, nell’impegno professionale e nei valori, sempre. Il giudice ed il commissario ci chiamavano, come nel disegno dell’amico Sergio Diella, diacono a San Cetteo. Stessi sogni, stessi ideali. L’ultima chiacchierata a Pescara nel Natale 1978 accompagnandolo alla festa del figlio Marco che compiva sette anni. Giorni dopo eravamo ripartiti, lui per Milano e io per Saint Cloud-Francia, all’Interpol. Il  collega Giovanni Costa mi telefonò da Roma la notizia: “Prima linea” il mattino del 29 gennaio aveva ucciso Emilio, che aveva appena  accompagnato in auto, senza scorta, Marco a scuola. I vili assassini rivendicarono il delitto: “ con la sua azione stava ridando credibilità allo Stato”. Stava scavando tra i labirinti ovattati, spesso collusi, di potere e criminalità, istituzioni e finanza, clero e massoneria. Aveva rinviato a giudizio politici, alti funzionari, ufficiali di “servizi segreti”. Feci un giuramento: fare sì che questo Paese, facile alla retorica e all’oblìo, non dimenticasse Emilio, il suo sacrificio e il suo esempio, come già pochi anni dopo stava avvenendo, anche a Pescara. Nel 1994 coi compagni di scuola, Peppino De Lutiis, Laura Bertolè, Vito Zincani e altri, organizzammo un incontro. Poi tante iniziative, ogni anno. Facemmo sorgere ad Ari la “Valle della Memoria”, grazie a quella comunità. Oggi vi sono 40 sculture dedicate ad Emilio e ad altri “Titani di Sicurezza, Giustizia e Democrazia”. Coinvolgemmo autorità e soprattutto i ragazzi, che oggi cresciuti su quei Valori, sono adulti nel loro impegno civico e professionale. L’Associazione ha deciso l’anno scorso, quarantennale dell’uccisione di Emilio, di sciogliersi per “raggiungimento dello scopo”. Ringrazio Marcello Antonelli, Presidente del Consiglio Comunale per avermi, d’iniziativa, chiesto giorni fa qualche suggerimento per l’evento di questo 29 gennaio 2020. L’ho dato, in una riunione ristretta unitaria, nello spirito di gratitudine che non solo Pescara, ma l’Italia, deve ad Emilio Alessandrini. Tutti accolti, tranne uno che rinvia al dilemma: Amicizia, Famiglia, Istituzione, Storia. Il mattino del 29 gennaio, ero vicino  agli scolari di Ari, quelli che, negli anni, entrando a scuola hanno letto e leggeranno la scritta del libro spezzato di diritto e di vita per Emilio, che cureranno i fiori davanti alla sculture, che vedranno, appena risistemato, il mosaico de “l’Albero della Pace”, disegnato da loro bambini, che hanno raccontato la storia di Emilio nel filmato con ”qcode del progetto MIUR da me fortemente voluto. Quelli che l’altro giorno cantavano con la manina sul cuore “Fratelli d’Italia”, dinanzi alle Autorità che formalmente poggiavano la “corona di alloro”: davanti alla scultura che, opera gratuita dell’amico scultore internazionale Davide Dormino, regalammo nel 2008 alla Città di Pescara. Insomma, bianco e zoppicante,  insieme alle “autorità di domani”. Mi scendeva una lacrima mentre, stanco e fiero, mi allontanavo. Buona memoria a tutti. Vostro Ennio

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