Cari amici, buongiorno. Stamane 17 agosto, decimo anniversario della morte di Francesco COSSIGA leggiamo e ascoltiamo storici, politici, giornalisti, mediologi, alte personalita’, soloni, scrivere e discettare su di lui…, magari ricordandone i graffiti del nome sui muri con il K all’inizio e al centro SS. Forniscono dotte opinioni, scolpiscono loro verità, talora su e con criptici, stereotipati, risvolti massonici, psichiatrici, esoterici..! Confesso: “dignus non sum“, per azzardare giudizi. Ritengo di potere invece esprimere sentimenti, per quel pò che ho avuto modo di conoscere Francesco COSSIGA, come leggerete, se vorrete:
a) E’ stato il Ministro dell’Interno che, appena insediatosi, mi recuperò dall’isolamento punitivo che avevano per me deciso i predecessori Taviani e Gui;
b) che mi mise in guardia sulla “feroce ostilità” che avrei ricevuto da superiori e colleghi per la ” riforma” che avevo contribuito ad avviare con i “carbonari” per la democratizzazione delle Forze di Polizia;
c) senza di lui, non ci sarebbe stato alcun avvio istituzionale di riforma. COSSIGA volle che il “vento di democrazia” potesse spirare e crescere tra i “Tutori dell’ordine”. Paradossalmente fu una sorta di Pasolini del Viminale prima, e del Quirinale poi. Per questo ebbe spietati e sottili avversari nella DC, in particolare Andreotti;
d) mi scrisse la sua amarezza, quando fui costretto, con la morte in cuore, a lasciare la Polizia;
e) e quando in diversi ( Bobbio, Stajano, Giugni, Rodotà e persino Scalfaro, il Prefetto Mosca, il Gen. dei CC, Calabresi..) capirono che in indagini avevo toccato “fili delicati” e denunciato “contraddizioni” ( eufemismo) anche internazionali contro l’Italia, fu COSSIGA che cercò’ di sostenere la mia “domanda formale di rientro in Polizia superiormente bloccata“. Ma incontrò le resistenze di “potentissimi“del Viminale, e non solo;
f ) sono persuaso che lo abbia sempre guidato un forte, tormentato, “senso di servizio per l’Italia” , in un contesto politico nazionale e internazionale equivoco, inquinato da consorterie di ogni genere, a cui egli stesso forse non era estraneo;
g) sono convinto che è il politico e l’uomo che più ha sofferto per il caso Aldo Moro.
La sorte mi ha dato occasione di conoscerlo e di fruire della sua istintiva stima ( e perché no? ammirazione ) per non avergli mai chiesto niente. Grazie Francesco COSSIGA. Sono certo che se ci incontreremo, lei mi saluterà simpaticamente con sorriso e tono verace di sardo: “Bè! Ecco il nostro bbravo commissario Di Francesco, una testa ddura, ma libbera!“.
Lo testimoniano le sue note che sotto riporto e , se vorrete, quanto leggerete nel mio “Un Commissario”, ( pag.128-cap. “giunse il ministro Cossiga”), disponibile sul mio sito. Buona giornata, vostro Ennio.