Sto assistendo con grande interesse alla kermesse: “La festa della rivoluzione-d’Annunzio torna a Pescara”. Un titolo ( l’ho già scritto ) da interpretare come riflessione, e non aleggiante fantasma verso la disattenta gestione politico-ammistrativa precedente ( feci notare l’improvvida uscita: ” D’Annunzio ha snobbato Pescara, non è mai voluto tornare”. Se avessero “Sentito dentro” la magica ’interpretazione di Daniela Musini dell’amore del Vate per Pescara mentre si esplorava l’animo nella cecità del Notturno, avrebbero compreso! Il Presidente del Vittoriale Giordano Bruno Guerri, ha citato come D’Annunzio si sentisse imbevuto dalla testa ai piedi, del “limo della sua foce”. Ciò mentre da dovunque ( Parigi, Venezia, Firenze, Arcachon, Atene, Corinto, Fiume..) affermava la genialità e l’ardore di arte e inventiva, di talamo e amori, di poesia e teatro, di “orazioni” e interventi bellici, sfidando la vita e corteggiando la morte. Insomma come nella Gesammtgunstwerk, la “rivoluzione-arte globale” di cui scriveva Richard Wagner. Pronto per essa a dare la vita, senza mai uccidere! Colpendo con bombe di scherno e patriottismo i “nemici militari” ( Beffa di Buccari, volo su Vienna) e quelli “imperialistici e plutocratici” con la Carta del Carnaro, in un’immaginifica visione tra Marx e Hegel. Straordinariamente in una società non ancora “ liquida” ( alla Zygmunt Bouman ) e in cui la democrazia ( o pseudo tale) non passava ancora tra decibel e algoritmi, e il capitale non conosceva la produzione 3DS. D’Annunzio già provocava sensi e immaginazione nel mondo, coinvolgendo da Debussy a De Ambris, dalla Duse al “samurai” Karukichi Shimoi, da Lenin a Gramsci, ( e purtroppo) allo statunitense Wilson e ai sottomessi Nitti-cacoja e Giolitti. Va dato atto al Presidente del Consiglio Regionale Lorenzo Sospiri, di avere con celere caparbietà fissato la rotta, in sintonia col Sindaco Carlo Masci. Al loro fianco, un sorridente Domenico Pettinari, Vice-presidente dei M5S. Ciò sorprendendo non pochi “dannunzisti” nostrani cui va riconosciuto di avere fatto tanto, in termini personali e associazionistici, per valorizzare D’Annunzio, ( forse, mi scusino, in provinciali confini di “Il est à moi”).
Che fare allora? “Palla al centro” direbbe “sportivamente D’Annunzio”. Mettiamoci allora sul petto lo “scudetto D’Annunzio-Pescara-Italia-Mondo” e cerchiamo tre punti:
I° ) Gemellaggio tra la Casa di nascita a Pescara e quella di vita, oltre la morte fisica, al Vittoriale”;
2°) Gemellaggio tra i Comuni di Pescara e di Gardone Riviera;
3°) Gemellaggio tra Pescara e Fiume-Rieka.
Sarebbe tessere un reticolo di sogno, di cultura, di turismo, prosieguo di “rivoluzione oltre” del Vate. Non è facile. Ma a che titolo dico ciò? Per la passione per Gabriele D’Annunzio, nata nel liceo classico di Pescara, e continuata sinora per diletto, studio e ricerca. Ben lo sanno da Giordano Bruno Guerri a Luciano Canfora che mi videro girare tra le biblioteche del Vittoriale e quella Nazionale di Roma, al Presidente di Fiume in esilio, ad alcuni Consoli italiani che in quella “città olocausta” videro girare tra piazza Dante, l’arco romano e le vie una volta italiane. Ben lo sa chi ha letto ( o incuriosito leggerà) “Il Vate e lo Sbirro” ( edito Solfanelli) gratis dal mio sito. Lo avevo regalato alla dottoressa Arbace, attirando vanamente l’attenzione sulle foto inedite del 1920-22 di D’Annunzio e dei personaggi che lo circondavano. Lo ha iniziato a sentire Edoardo Sylos Labini ritrovandovi spunti del suo splendido spettacolo. E in ultimo l’essere stato, un po’ dannunzianemente “oltre” le appartenenze, amico di due Padri illustri, Nino Sospiri e Emilio Alessandrini, che hanno dato figli “diversi partiticamente”, Lorenzo e Marco, importanti per Pescara. Ma che la risposta vera non sia in quella bellissima bimba premiata “dannunzianamente” proprio per essere nata in questi giorni a Pescara? Vostro Ennio Di Francesco