Carissimi stasera vi saluto con sentimento misto di solitudine, amarezza, impotenza. Ma, specie in questa fase, non è lo stesso di tanti,  alle intime domande: “ chi sono, perché esisto, cosa sarò?”. In un recente post facevo riferimento a quanto scritto nell’Ecclesiaste della Bibbia:
“ per ogni cosa c’è il suo  tempo sotto il cielo…”; lo stesso è scritto nei Veda, nell’ Upanishad.  Siamo migranti dell’ esistenza, verso chissà quale meta, incapaci di capirne il senso. Questo finire del 4 aprile è per me un giorno triste: l’anniversario dalla scomparsa di Nazareno Giusti, il poliziotto-artista che ha deciso di porre fine alla sua vita terrena, a 30 anni, il 4 aprile scorso a Firenze. Un giovane schivo e radioso che abbracciava l’umanità disegnando  storie di chi si batteva per cambiare il mondo. Quale fumetto sta disegnando nella dimensione dov’è ?
La sua grandezza e fragilità, sono nel Crocefisso che disegnò, a 16 anni, nella chiesa del suo paesetto in Garfagnana. Sulle braccia del Gesù Nazareno scrisse in aramaico: “Eloi Eloi Lama Sabacth Thani?”. Non è lo stesso grido silenzioso di papa Francesco nella deserta piazza dei cuori, pregando per tutti, credenti e no? Capi e potenti della terra, non hanno capito che, qualsiasi cosa si accerti, il “virus” l’abbiamo scatenato noi stessi? Homo homini virus. La fila dei morti si allunga nel pianeta. Molti sono andati via senza il conforto di un carezza.
Ma c’è un tempo, e un tempo..! Ora è quello della difesa della vita, della prudenza, della riflessione.
Il convincimento per “l ’ operazione Piccolo Principe”, indirizzata in questa fase di  “isolamento sociale” a genitori, nonni e bambini,  si rinforza oggi nel simbiotico ricordo di avere dato, due anni fa, una copia del mio racconto a Nazareno Giusti. Amava il messaggio di pace di quel piccolo messaggero venuto dal cosmo. Il papà Massimo e la Mamma Anna Maria, che abbraccio con tutto il cuore, mi hanno inviato, autorizzandomi a utilizzarla, la foto di una sedia di Nazareno: vi ha disegnato il Piccolo Principe e il pilota Antoine. Vostro Ennio