Gli spettatori della trasmissione de La7, condotta dal giornalista Massimo Giletti, l’altra sera debbono avere provato sensazioni di sgomento e pena. Al di là di psicoanalitiche letture del personaggio pirandelliano ” Commissario per la Sanità in Calabria”, già generale dell’Arma, è apparso un affresco preoccupante del sistema selettivo della dirigenza del Paese, anche in settori delicati e esposti come Salute e Sicurezza della Collettività; ancor più in questo momento di grave difficoltà sanitaria, economica, occupazionale e di ordine pubblico, per la devastante “pandemia“. Come ieri fu per il terrorismo, oggi con tale emergenza si gioca drammaticamente con la vita e la morte delle persone. Balbettare, rimpallare responsabilità sul “piano anticovid”, accennando a buchi milionari, forse connessi allo smantellamento della sanità pubblica, fa soffocare non solo i calabresi malati di Covid, ma gli italiani tutti per mancanza di ossigeno democratico . Quali torti deve ancora subire questa bella ma sciagurata Regione italiana, con i suoi abitanti onesti e pur privati che di esso sono privati? Suona, più che mai amara, la frase di Corrado Alvaro, in gente d’Aspromonte: “ La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile“. Dalla trasmissione è emerso un sistema dirigenziale, non premiale per competenza e merito, ma spartitorio per appartenenze partitiche, lobbistiche, familistiche. Per non parlare di risvolti corruttivi, vessatori, mobbizzanti. La Magistratura valuterà. E’ emerso anche il forte smarrimento fra i Tutori dell’ordine, e quanto appaia “piccola” la statura del già “generale di corpo d’armata” dell’Arma” rispetto ai marescialli Maritano, Di Resta, agli ufficiali Tuttobene, Varisco, Dalla Chiesa ( coi quali ho avuto l’onore di lavorare). Sono convinto che da questa brutta vicenda, i Tutori dell’ordine, e non solo, debbano ripartire per un riscatto di dignità che dia un “segnale unitario” di consapevolezza a quanti, governanti, politici, alti burocrati, hanno sfruttato e sfruttano con incompetenza, e spesso cinismo, il senso di servizio di chi, logorando la famiglia e rischiando la vita, tutela ogni istante la sicurezza di tutti, la libertà e la democrazia dell’Italia. E’ doveroso: per rispetto, memoria e onore verso i tanti di loro Caduti in servizio ( e anche verso i 140 tra carabinieri, poliziotti, guardie carcerarie, finanzieri..suicidatisi negli ultimi sedici mesi). Il mio cuore tristissimo va al magistrato Antonino Scopelliti, ucciso dalla ‘ndrngheta in Calabria, e alla nostra ultima stretta di mano a Roma. Ripete alle nostre coscienze Corrado Alvaro:          “ Nessuna libertà esiste quando non esiste una libertà interiore dell’individuo.“.
Buon giorno e buona vita. Vostro Ennio Di Francesco, già ufficiale dell’Arma, anche in Sicilia e Calabria; commissario e dirigente di polizia. Figlio di un maresciallo dei carabinieri, abruzzese, deceduto per malattia di servizio, comandante per anni nell’ Aspromonte calabro la Caserma dell’Arma, dove lui e mia madre maestra elementare , mi generarono e nacqui.