Oggi i mio pensiero va a quando noi “poliziotti carbonari”, eravamo soli nel clima infuocato degli anni ’70, cercavano di tracciare il percorso di “riforma democratica della Pubblica Sicurezza”.
Luciano LAMA fu uno dei primi a credere, all’inizio con cautela e poi sempre più convinto, che si potesse riempire il solcato che divideva i “tutori dell’ordine”, dopo i morti di Reggio Emilia, Avola e Battipaglia, dagli altri lavoratori. Sono state battaglie lunghe e sofferte, pagate amaramente, ma che è valsa la pena combattere fino a giungere il I° aprile 1981 alla legge 121 di riforma democratica della Polizia.
Ho di Luciano il ricordo di un “gigante” del sindacalismo con le sue battaglie incisive e pacate, mai opportuniste, per tutelare la dignità ed i diritti di tutti i lavoratori. E’ stato per me un onore conoscerlo e contribuire a quel magico momento unitario CGIL-CISL-UIL oggi disperso. Manca la sua lucida trasparenza, la sua saggezza, il suo fascino, il suo sapere vincere o perdere restando fisso sulla stella polare della dignità dei lavoratori. Ciao Luciano, grande Maestro, gigante tra i tanti nani politici e sindacali di oggi.
Nel libro Un Commissario ( che potete leggere ora nel sito aggiornato ) così scrivo “…come sembra lontano quel primo incontro presso la sede della CGIL quando il maresciallo Annunziata chiese a Luciano Lama come mai non si fosse prestata attenzione al messaggio di Giuseppe Di Vittorio sui “lavoratori-poliziotti”! La risposta del sindacalista, tra flemmatiche boccate di pipa:
“Ammettiamo i nostri errori, ma non dimentichiamo che tra voi e i lavoratori esiste un solco profondo! E dobbiamo colmarlo insieme”.
Lo abbiamo fatto Luciano, grazie anche a Te.