Alle 9,15 del 17 maggio 1972 Luigi Calabresi, Commissario Capo presso la Questura di Milano, fu assassinato mentre stava raggiungendo la sua fiat 500 parcheggiata sotto casa.

Anni dopo uno degli autori materiali confessò e fece il nome dei complici e mandanti. Le loro responsabilità sono state accertate con sentenze definitive. Giuseppe Pinelli, “Pino” e Luigi Calabresi, “Gigi” furono, a mio avviso, vittime di un clima sociale devastato da odio, terrore, depistaggi. E’ stata scritta una pagina vergognosa per la Polizia e la Giustizia italiana. Il commissario Calabresi non era presente nella stanza quando avvenne la “caduta per malore attivo” ( come affermò il magistrato Gerardo D’Ambrosio ) di Giuseppe Pinelli, innocente e anarchico idealista.

Gli “intellettuali” incitarono di fatto all’esecuzione di Calabresi. La strage di Piazza Fontana è rimasta senza colpevoli. Emilio Alessandrini il magistrato che su di essa indagò, fu ucciso anni dopo. E’ certo: l’odio e il rancore producono solo odio e rancore. E forse qualcuno più potente e occulto manovra perché sia sempre così.

Ho avuto l’onore ( organizzando a Pescara, città dove studiai con Emilio Alessandrini, l’incontro presieduto da Agnese Moro per il 40° anniversario della strage di piazza Fontana ) di parlare con le vedove Licia Pinelli e Gemma Calabresi che hanno fatto pervenire messaggi di monito e speranza affinché violente aberrazioni contro forme di pensiero dissidenti non debbano mai più ripetersi ( potete leggerli nel link sotto riportato).

Mi inchino commosso dinanzi al loro dramma di mogli e mamme che da sole hanno cresciuto i propri figli verso Valori di rispetto del prossimo, nel pur diverso ricordo dei rispettivi mariti caduti per idealità verso una società migliore per tutti.

Vostro, Ennio